Rosett* - Cascina 'Tavijn
Il Rosato di Cascina Tavijn è un vino fresco e beverino come non mai. Si presenta con un'etichetta coloratissima a rappresentare una fantasiosa bimbetta con cappuccio fucsia, scarpine rosse, circondata da mille bolle colorate. Senza solforosa aggiunta.Rosett* è di colore rosa cerasuolo. Al naso sentori di frutta rossa come lamponi e ciliegie melagrana e fragole. Il sorso è coerente con il naso, fresco e scorrevole. Buona la lunghezza.
Denominazione: Vino rosato
Vitigno: Uve rosse.
Gradazione alcolica: 12.5%.
Affinamento: Alcuni mesi in acciaio.
Contiene solfiti

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Rosett* - Cascina 'Tavijn
Il Rosato di Cascina Tavijn è un vino fresco e beverino come non mai. Si presenta con un'etichetta coloratissima a rappresentare una fantasiosa bimbetta con cappuccio fucsia, scarpine rosse, circondata da mille bolle colorate. Le uve utilizzate sono rosse e viene vinifcata spontaneamente con i soli lieviti indigeni in vasche di acciao. Affina nelle stesse vasche per alcuni mesi. Senza solforosa aggiunta.Rosett* è di colore rosa cerasuolo. Al naso semotri di frutta rossa come lamponi e ciliegie melagrana e fragole. Il sorso è coerente con il naso, fresco e scorrevole. Buona la lunghezza.
Servizio
La degustiamo ad una temperatura di 10/12° in calici tulipano. Vino quotidiano.
Abbinamenti
Si accompagna ad antipasti di salumi, primi piatti, secondi di carne, da provare con una tagliata di manzo.
Cantina: Cascina 'Tavijn
La famiglia Verrua, dal 1908, coltiva la vite e vinifica le proprie uve. I Verrua hanno sempre lavorato con cura e passione i cinque ettari di vigneto di proprietà, vinificando direttamente le uve e vendendo i vini prodotti – circa 20mila bottiglie l’anno – a un’affezionata clientela privata. Nadia, con le sorelle Daniela e Luigina, rappresenta la quarta generazione di vignaioli. Come molti dei giovani che decidono di rimanere legati alla vigna, ha deciso di intraprendere l’imbottigliamento dei propri vini a partire dal 2001, affidandosi alla lunga esperienza di papà Ottavio in cantina e alla consulenza dell’enologo Mario Redoglia. Da tre anni, l’azienda pratica agricoltura biologica (ente certificatore ICEA): su un terreno di arenaria-sabbia, per le viti, frutto per lo più di una selezione clonale, si utilizzano fertilizzanti come trinciato e letame di derivazione biologica e rame, zolfo e piretro, per proteggerle. La fermentazione spontanea è affidata ai soli lieviti indigeni e i vini, non filtrati né chiarificati, sono svinati una volta che tutto lo zucchero è svolto in alcol e lasciati stabilizzare naturalmente in botte. Si effettuano mediamente 3 o 4 travasi. Il risultato sono varie cuvée.
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