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DOLCETTO UNA TRADIZIONE PIEMONTESE
Di questo importante vitigno Piemontese non sia hanno notizia fino alla fine del settecento, quando nell’istruzione del Conte Nuvolone si parla di Dolcetto, e come zone di produzione si menziona Acqui ed Alessandria e non le Langhe, zona che è considerata oggi come la più importante per la produzione di questa uva. Il nome Dolcetto sembra derivare dal francese dousette, per via della dolcezza della bacca. Secondo alcuni l’uva Dolcetto sarebbe originaria della Francia, ma è più veritiera la teoria secondo cui avrebbe avuto origine nel Monferrato. Da qui il Dolcetto si è diffuso in tutto il Monferrato, nella Savoia, dove è conosciuto come Douce noire, in Liguria, dove si chiama Ormeasco, nell’Oltrepò Pavese, fino al Piacentino e al Milanese. Il Dolcetto ha grappolo di media grandezza, mediamente spargolo, mentre l’acino è di grandezza media, di forma rotonda, buccia pruinosa e dal colore nero bluastro. Entra in numerose denominazioni tra cui 3 DOCG e ben 4 DOC. Nella zona delle Langhe troviamo le 2 DOCG, Dolcetto di Diano d’Alba e Dogliani, dove si registra la massima espressione di questo vitigno con un prodotto potente, strutturato, meno fruttato e più speziato anche adatto all’invecchiamento, e le DOC Dolcetto d’Alba e Langhe Monregalesi . Nell’Astigiano troviamo la DOC Dolcetto d’Asti, mentre nel Piemonte Monferrato ci sono la DCOG Dolcetto di Ovada Superiore e le DOC Dolcetto d’Acqui e di Ovada. langhe Monregalesi. Il Dolcetto ha un colore rosso rubino con profumi caratteristici e gradevoli che ricordano la frutta a bacca rossa. In bocca è caldo, asciutto, armonico con una moderata acidità. Da servire intorno ai 16/18° in calici tulipano si accosta bene a tutto pasto, antipasti di salumi, arrosti, carni bianche e formaggi semiduri. Tra le nostre proposte il Druid di Andrea Tirelli e il Nibio di Cascina degli Ulivi, entrambi prodotti con una varietà locale di Dolcetto chiamata Nibio.